MARVEL IT presenta:

 

FANTASTICI QUATTRO

#23

di Fabio Furlanetto e Vick Sebastian Shaw

 

La guerra dei cinque

Parte 3: Schieramento

 

 

Riassunto

Il Dottor Destino è pronto a lanciare dalla Molavia dei micidiali missili basati sulle ricerche di Reed Richards; con l’assistenza dello S.H.I.E.L.D e dei Vendicatori, i Fantastici Quattro hanno iniziato una discutibile missione segreta per distruggerli.

 

Notte fonda, in piena Molavia. Susan Richards sente un vento gelido sulla pelle, e si sente congelare anche le ossa. Pensava che facesse freddo sulle montagne di questo stato microscopico, ma ora rimpiange l’accampamento che hanno lasciato solo ieri.

La luce nella tenda è accesa, e mentre esce dal sacco a pelo Susan sa già che tutte le strumentazioni portatili che era umanamente possibile trasportare a mano sono in funzione da diverse ore. Quello che la sorprende non è vedere suo marito, Reed Richards alias Mister Fantastic, ancora sveglio alle quattro di notte davanti a una pletora di congegni elettronici e microcomputer. E’ il fatto che non li sta nemmeno guardando.

Reed è, infatti, in piedi a guardare con sguardo cupo un angolo della tenda militare in cui si trovano. Susan riflette un secondo, cercando di immaginare quali imprevedibili risvolti scientifici possa nascondere quell’angolo, per poi capire che c’è decisamente qualcosa che non va.

-Stai bene, Reed ?

-Scusa se ti ho svegliata.

-No…è stato il vento. Non credevo che potesse fare così freddo anche qui…

-Destino ha evidentemente messo in azione un rimodulatore di onde tetrioniche, per massimizzare l’intervallo tri-assiale delle armoniche integrali dei suoi generatori di fusione sub-molecolari.

-…

-Assorbe calore dall’atmosfera.

-Ah.

-Dovremo muoverci tra un’ora, Susan, e sarà una giornata molto intensa. Torna a dormire.

-Quando è stata l’ultima volta che hai dormito, Reed ?

-Quarantadue ore, otto minuti primi e trenta secondi fa. Non considerando il tempo per la risposta, chiaro.

-E quanto credi di poter continuare a restare sveglio ?

Reed non risponde. Susan si avvicina ancora di più, e si appoggia gentilmente alle sue spalle.

-So che non sei entusiasta di questa missione, Reed, ma…

-Ho finito le analisi con cinque ore di anticipo, e non riuscivo a dormire. Non riuscivo a smettere di pensare. Ci sono volte in cui persino io devo staccare la spina, per evitare di impazzire. Ma non sono riuscito a smettere di domandarmi che cosa passi per la mente di Destino. Lo conosco da così tanti anni… ci siamo battuti così tante volte, in così tanti modi… e quello che sta facendo non ha senso. Victor è sempre stato pazzo, forse, ma si è sempre trattato di una follia estremamente lucida. Stavo pensando a cosa succederebbe se Destino diventasse veramente il genocida che molti lo reputano, a cosa sarebbe necessario fare per sconfiggerlo.

-Lo abbiamo già fatto così tante volte, Reed… più di quanto non solo lui, ma anche noi vorremmo ammettere.

-Ma questa volta sono completamente spiazzato, Sue. Non è una cosa a cui sono abituato, e ho pensato… per un solo istante, che Dio mi perdoni… che forse per sconfiggere Destino, avrei dovuto diventare Destino.

-Reed…

-Ho pensato… progettato pezzo per pezzo ogni singolo componente di un destabilizzatore atomico in grado di far esplodere gli Elementi del Destino in una conflagrazione così devastante da radere al suolo Latveria. Ho riflettuto su come ritorcere contro Destino i suoi stessi missili, riducendo tre quarti dell’Europa in una landa desolata. Ho pensato di utilizzare la nave aliena che abbiamo trovato in Messico come ariete contro i suoi scudi, in un impatto più veloce della luce che potrebbe spaccare a metà il pianeta. Ho pensato di utilizzare il proiettore di raggi cosmici per generare un esercito infinito di Cose. E così via. Per addormentarmi mi sono messo ad ideare dei piani d’attacco che porterebbero all’estinzione del genere umano… e cosa ancora peggiore, so che ognuno di loro funzionerebbe. Forse, dopo tanti anni e tante battaglie, un po’ della lucida follia di Victor è entrata in me…

-No…io non credo. Rabbrividisco ogni volta che vedo qualcosa di te in Destino, Reed, e non sai quante volte abbia temuto di vedere anche il contrario. Ma abbiamo sempre-

Il comunicatore dei Fantastici Quattro si aziona molto rumorosamente, tagliando a metà la conversazione. Reed allunga un braccio per azionarlo, anche se conosce già il motivo dell’allarme da diverso tempo.

I coniugi Richards corrono fuori dalla loro tenda, già in uniforme e pronti a tutto. Il desolato paesaggio notturno della Molavia è illuminato da uno sciame di coni di luce, emessi da un intero plotone di Doombot volanti.

 

Ieri. New York. Four Freedom Plaza.

Placida serata d’inverno, Midtown è coperta da densi nuvoloni che scaricano una fitta pioggia. Le gocce d’acqua picchiettano contro le finestre dell’alto grattacielo. Mentre l’acquazzone infuria di fuori, Charlotte ha preparato una buona cenetta per i due ragazzini e si sta  godendo l’ultimo episodio di ER prima di metterli a letto. Tommy e Franklin l’hanno supplicata di farli giocare un po’ con i videogames prima di andare a dormire e lei non è riuscita a dir loro di no. La donna non è capace di levarsi di dosso la delusione datale da quello che reputava una brava persona, un gigante di roccia arancione, idolo delle folle ed eroe a tempo pieno. Decide quindi di chiamare un suo vecchio collega al dipartimento. Sa che le indagini sul caso della bambina sono state affidate a lui.

Così solleva il ricevitore, compone  il numero del distretto e si fa passare il Detective Robert Harras.

-Salve Rob. È da molto che non ci si sentiamo…

-Taglia corto Jones, non fare la smielata con me. Fai troppi convenevoli… Che ti serve ?

-Nonostante tra noi non sia mai corso buon sangue, so che sei molto discreto nel condurre le indagini… E poi so che sei tu l’incaricato per il caso di quell’omissione di soccorso che ho denunciato qualche settimana fa.

-Sì, in effetti non ti sbagli.

-Beh… Diciamo che ho condotto delle indagini per conto mio e vorrei vederti per informarti sulle conclusioni a cui sono pervenuta.

-Ottimo ! Vediamoci subito; ti aspetto tra due ore alla tavola calda accanto al distretto…

-Adesso non posso. Sono occupata al momento. Devo mettere a letto mio figlio ed un suo amichetto… Magari sarebbe meglio domani mattina, dopo che li avrò portati a scuola. Sempre che per te vada bene… ?

-Ok Jones. Ci vediamo domattina.

Qualche secondo dopo aver  chiuso la comunicazione, la sigla del serial televisivo annuncia il momento di mettere a letto i due scolaretti. La detective si ferma sulla porta della cameretta del piccolo Richards e li osserva giocare. Ripensa alla sua conversazione telefonica di qualche istante prima e a come le sue rivelazioni potrebbero cambiare il rapporto di suo figlio con il suo nuovo amico. Raramente l’ha visto così felice. Improvvisamente sente come una ventata fredda alle spalle e si gira di scatto. Chiude la porta della camera da letto e si avvia a controllare le finestre di casa, ma realizza subito che in un grattacielo come quello in cui si trova è improbabile che ci siano delle finestre aperte. Stranita dalla sensazione ritorna sui suoi passi e rimbocca le coperte ai due ragazzini quasi meccanicamente e se ne va a letto.

 

Oggi. Molavia, Europa orientale

Decine e decine di raggi della morte colpiscono il terreno come scariche esplosive…i primi colpi d’avvertimento. Gli agenti SHIELD stanno già facendo fuoco verso i robot, ma le loro munizioni vengono deviate dai campi di forza personali. Appare chiaro fin da subito che si tratta di una mossa per prendere tempo, e sotto indicazione di Reed gli agenti passano a difendere le strumentazioni scientifiche.

Mentre gli automi preparano una formazione d’attacco la Torcia Umana, Iron Man e War Machine si alzano in volo per un’azione offensiva. Photon, grazie alla sua velocità, sta già bombardando i robot con tutte le forme di radiazione in cui riesce a trasformarsi. Per sua sfortuna, anche se i campi di forza sono tutt’altro che indistruttibili, il numero dei soldati meccanici è elevato ed i loro tempi di reazione sono così rapidi da non darle modo di sferrare un attacco decente.

Con un certo grado di stupore per i presenti, anche Reed si lancia in battaglia. Allunga le braccia fino a quando non riesce ad afferrare uno dei Doombot e si catapulta in aria, sfruttando poi le correnti gelide per muoversi.

Iron Man si chiede per quale motivo, dato che nemmeno i raggi repulsori a piena potenza sono efficaci contro questa versione dei Doombot.

“Destino li costruisce bene questi affari” riflette Tony Stark sotto l’armatura “Questa dev’essere la sua forza d’élite, a meno che non abbia fatto l’ennesimo passo da gigante nella robotica. Quanto detesto combattere questi affari… ti guardano con lo stesso sguardo di Destino, che è già abbastanza inquietante. Che razza di ego bisogna avere per costruire un intero esercito con le proprie sembianze !?”

Quando è chiaro che gli eroi non sono in grado di respingere individualmente l’attacco, i robot attuano un nuovo schema. Invece di restare continuamente in movimento a studiare le tattiche nemiche, formano piccoli gruppi che passano ad un approccio più diretto. Destino non si sporca mai le mani, ma questo non deve necessariamente valere per degli automi con le sue sembianze. Nemmeno il rumore delle scariche laser copre il rumore metallico di dozzine di armature che si scontrano, quando i due Vendicatori in armatura sono costretti a fare a pugni con i Doombot.

Photon tenta di separare i gruppi di Doombot, mentre Reed evita un attacco alle spalle e piazza un microscopico congegno sulla fronte di uno dei robot. Ci sono diverse scintille sotto il cappuccio verde, prima che Mr. Fantastic recuperi la sua tecnologia e si allontani. Appoggiandosi ad un Doombot in volo, si allunga rapidamente fino ad incontrare la Torcia.

-Reed, forse so come sconfiggerli ! – gli dice Johnny, prima ancora che Reed sia riuscito ad aprire bocca – Se sono così vicini, forse i campi di forza non funzionano al massimo… se potessimo radunarli potrei friggerli con un’unica Fiamma Nova ! Forse con lo stesso sistema che aveva usato Vic per mandare il Baxter in orbita…

-Fortunatamente, sembra che oggi io non sia l’unico ad avere assunto tratti comportamentali e schemi di pensiero non convenzionali alla passata esperienza.

-Eh ?

-Non importa. Ho ricavato direttamente la carica magnetica estrinseca che è possibile applicare sui Doombot, credo che Iron Man incorpori un invertitore diamagnetico nei suoi giroscopi. Destino avrà ovviamente utilizzato un sistema di traslazione unifasica per diminuire gli attacchi termici, per cui-

-Reed- lo interrompe Johnny, allontanando un paio di Doombot che stavano per attaccarlo, probabilmente per non dargli il tempo di pensare - Non so se lo hai notato, ma siamo nel mezzo di un attacco !!! In breve !?!?

-Dacci dentro, sono resistenti.

 

Oggi. New York. Doc Granny.

La tavola calda è semi deserta. Alcuni agenti di polizia stanno appollaiati sugli sgabelli unti davanti al bancone. In un angolino un uomo avvolto in un improbabile impermeabile con il cappello grondante di pioggia appoggiato sul tavolo, sembra aspettare qualcuno. Dopo le 10;30 finalmente il suo sguardo s’accende; si riassetta i capelli specchiandosi in un cucchiaino da caffè e poi si alza per accogliere il suo atteso interlocutore. Una donna alta e slanciata chiude l’ombrello ed entra dirigendosi verso il tavolo dello sbirro solitario. I due si stringono la mano con fare distaccato e poi cominciano a parlare quasi bisbigliando.

-Era ora che arrivassi Jones. È quasi un’ora che ti aspetto…

-Scusa ma il traffico è pazzesco a quest’ora e la pioggia battente non aiuta di certo.- si giustifica la donna.

-Veniamo al sodo. Cos’è che hai da dirmi ?- domanda il detective addentando una ciambella glassata.

-Ok. Ricordi che quando c’è stato l’episodio incriminato dei demoni avevano invaso la città e, a quanto pare, anche il resto del pianeta ?

-Sì e allora ? Cosa ha a che vedere tutto ciò con il nostro menefreghista ?

-Beh, come saprai molti sono stati preda di allucinazioni e/o cambiamenti di personalità. Anche alcuni dei nostri supereroi sono stati colpiti da questo che potremmo definire impropriamente “disturbo della personalità”. Ebbene, non mi crederai, ma il nostro uomo è uno di loro: un supereroe, uno dei membri del più vecchio supergruppo: la Cosa.

-Cheee ?!?!?! E come diavolo hai fatto a non riconoscerlo subito ? Voglio dire… Uno come lui difficilmente passa inosservato.

-Beh avesse avuto il suo aspetto consueto non avrei avuto problemi a riconoscerlo, ma in quel momento non era la Cosa, non aveva la pelle rocciosa, era un uomo comune, era solo Benjamin J. Grimm.

-Se, come no… Da quanto ne so non può cambiar pelle. Mica è un mutante…

-Beh è stato lui stesso a confessarmelo qualche giorno fa. Potrei testimoniarlo in tribunale sotto giuramento. E poi, se confronti l’identikit che ho fatto dopo la denuncia con una foto dell’ex militare Grimm noterai che non mi sbaglio.– conclude la donna stringendo il viso tra le mani.

Il poliziotto è stupefatto ed ancora incredulo saluta in fretta l’ex collega per avviare subito le indagini. Charlotte gli raccomanda la massima discrezione e lui scuote la testa come per annuire, poi si catapulta fuori in strada diretta verso il suo nuovo ufficio. Il poliziotto si solleva stancamente dalla panca su cui era seduto e si avvia verso la toilette. Sulla porta incrocia un ragazzino biondo che gli taglia la strada correndo in bagno. Appena dentro, il biondino gli si para davanti e gli sorride con una strana luce negli occhi. Qualche minuto dopo, il Detective Robert Harras esce quasi intontito dal locale dirigendosi verso il suo posto di lavoro.

 

Oggi. Molavia, Europa orientale

Johnny inizia a portare lo scontro un po’ più sul personale, attaccando i Doombot a distanza ravvicinata…scoprendo che Reed non esagerava (qualunque cosa volesse dire con i suoi paroloni): questi sono probabilmente i giocattoli più resistenti al fuoco che Destino abbia mai progettato.

Ben vede il suo migliore amico allungarsi tra un soldato e l’altro, mentre digita furiosamente qualcosa al microscopico terminale incorporato nella sua uniforme, e capisce subito di che cosa ha bisogno… copertura. Affonda le sue grosse mani arancioni nel terreno, e con uno sforzo non indifferente solleva sopra la propria testa di mattoni un macigno di diverse tonnellate. Non che sia particolarmente pesante per lui, tutta la difficoltà sta nell’evitare di sbriciolarlo.

Lo lancia verso uno dei gruppi più numerosi di Doombot, che naturalmente eliminano la minaccia con una raffica di raggi mortali… per essere poi presi di mira da Photon e War Machine, i cui colpi non sono più bloccati dai campi di forza personali.

Intanto, Iron Man viene raggiunto da Reed che senza troppe cerimonie sgancia subito alcuni dei componenti esterni dell’armatura, mentre parla così velocemente che nemmeno Tony riesce a stagli completamente dietro.

-…ed un reintegratore armonico di-magnetico ? Non fa niente, ci penso io… puoi abbassare la resistenza interna ? Nove sedicesimi del solito dovrebbe essere soddisfacente, se ho calcolato bene la frequenza ottimale che devi logicamente aver adottato.

-Reed, capisco che abbiamo altro per la testa, ma come cavolo hai fatto a staccare quei componenti ? Ci sono almeno una dozzina di sistemi di sicurezza per ognuno…

-Fatto ! Questo dovrebbe resettare la memoria dei loro software geomagnetici, e possibilmente sovrascrivere parte del programma decisionale.

-Cioè vuoi fargli perdere la bussola.

-Precisamente. Johnny li condurrà a qualche chilometro di altitudine e li distruggerà con una Fiamma Nova, quindi suggerisco di radunarci sotto uno dei campi di forza di Susan.

-Speriamo che funzioni… non sapevo che avessi decifrato fino a questo punto la programmazione dei robot di Destino.

-Non l’ho fatto. I miei calcoli si basano su delle supposizioni.

-Reed, non si può prevedere ogni variabile di un programma pensandoci sopra cinque minuti…

-Quattro. Ho sprecato un intero minuto a pensare a come smontare le parti della tua armatura che mi servivano, ma ci avrei messo di più a spiegarmi. Vuoi azionarlo tu ?

Pochi secondi dopo, i Doombot smettono di combattere ed iniziano a salire di quota. Johnny li tiene occupati, cercando di muoversi abbastanza velocemente da non essere colpito, ma allo stesso tempo senza dare loro la possibilità di scendere.

Il comunicatore dei FQ emette un segnale preciso, e Susan e Ben si guardano negli occhi. Photon e War Machine, gli altri due tra i presenti ad essere in grado di volare, si preparano a seguirli ma vengono bloccati.

-Fermo, lattina, lascia fare a noi – intima la Cosa all’arsenale umano, ancorandolo a terra.

-Signora Richards, non capisco cosa state cercando di fare, ma la Torcia non ha molte possibilità contro un esercito simile – protesta Photon, subito dopo aver sbattuto contro un campo di forza invisibile nella sua forma energetica.

-Non sai di cosa è capace…forse non lo sa nemmeno lui. Non muovetevi troppo o rischiate di urtare il campo di forza… devo renderlo molto spesso perché resista a una Nova, quindi non posso concentrarmi su altro.

-E’ proprio necessario ? Stanno salendo molto in alto…

-Perché credi che la chiami Fiamma Nova, lattina ? Reed esagera sempre, ma secondo lui può anche superare la temperatura all’interno del Sole, per un po’. Farete meglio a coprirvi gli occhi, gente… Fiammifero non è molto luminoso di solito perché emette quasi tutta la luce nell’infrarosso, ma il Quattro di Luglio sembrerà una scintilla adesso.

-Il campo di forza è pronto, Reed – comunica Susan via radio – Anche se preferirei essere informata di questi piani, di tanto in tanto.

 

Johnny si ferma, permettendo alla sua fiamma di crescere. E’ già nell’ordine delle centinaia di migliaia di gradi, e normalmente sarebbe in grado d vaporizzare qualunque cosa meno resistente dell’Adamantio. In qualche modo, però, i robot di Destino stanno resistendo. La fiamma è così spessa e intensa da riflettere i loro raggi, quindi i Doombot si avvicinano per portare lo scontro a livello fisico.

Johnny trattiene il respiro, anche perché è decisamente difficile respirare a queste temperature. Superare questo limite è sempre difficile… così come ci vuole pratica per colpire qualcosa senza trattenere il pugno, non è per nulla facile decidere di esaurire in un singolo colpo tutta la propria energia.

Certo, i soldati meccanici gli rendono il compito più facile, cercando di ucciderlo. Johnny sente qualcosa sotto la pelle, un brivido che proviene dallo stesso posto da cui prende la sua fiamma, e sorride. Non gli piace molto ammetterlo, ma scaricare tutto quel calore è molto rilassante. L’anti-stress perfetto, se non per il particolare che può annichilire una piccola nazione se incontrollato.

I pugni dei Doombot si avvicinano, incontrando uno strato di plasma super-riscaldato. Il campo di forza fa l’impossibile, resistendo per più di mezzo secondo ad un paio di milioni di gradi centigradi. Durante il mezzo secondo successivo, i robot vengono ridotti in atomi prima ancora di diventare liquidi. Johnny sa di aver già vinto, ma non c’è assolutamente modo di tenere sotto controllo una temperatura simile una volta generata.

Per prima cosa, la differenza di calore genera un vento fortissimo che spazza via qualunque cosa sul suo cammino. Poi l’aria viene super-riscaldata ad una velocità pazzesca, generando una palla di fuoco che si espande fino all’orizzonte. Questo è quello che capita con una Fiamma Nova normale… paragonabile ad una piccola esplosione nucleare nel cielo. Ma questa volta, la temperatura è stata ancora maggiore.

La fiamma si espande dal corpo di Johnny, raffreddandosi durante il percorso. Il problema è che passare da due milioni a cinquecentomila gradi vale già come raffreddamento. Il suolo molaviano viene così investito da una fiammata così calda da vaporizzare qualunque metallo.

Johnny continua a trattenere il respiro fino a quando non sente diminuire l’intensità della fiamma, ed è allora che capisce di essere nei guai… più precisamente, a diversi chilometri di altezza e senza la possibilità di volare, una volta esaurita la fiamma.

 

Il campo di forza scompare, lasciando respirare ai presenti l’aria calda e soffocante che ha sostituito il gelo invernale. Dove prima c’era un paesaggio collinare, ora c’è un cratere di quasi centocinquanta metro di diametro. La sua superficie è perfettamente levigata, ricoperta in più di un punto da superfici cristallizzate.

Iron Man rabbrividisce un secondo al pensiero che tutto questo è stato causato dal ragazzo che ora è svenuto davanti a lui, ancora così incandescente che è stato necessario usare un debole campo di forza per afferrarlo e portarlo a terra.

-Non avrete esagerato un po’, Reed ? – chiede allo scienziato – D’accordo che eravamo al sicuro ed eravamo sicuri che non ci fosse nessun altro nei dintorni, ma non so quanto saranno contenti i molaviani di ritrovarsi della terra bruciata al posto di una nazione.

-Ho i miei motivi, Iron Man.

-Ma è sempre così ? – chiede War Machine alla Cosa.

-No, quando si spiega è molto peggio di quando fa il misterioso.

-Preferirei essere informato di questi motivi, Reed. I Doombot erano numerosi e quasi invincibili, ma potevamo farcela anche senza causare una distruzione simile. E’ stato come utilizzare una bomba atomica contro delle zanzare…

-Se proprio ci tieni… Ci sono quattro motivi per cui ho permesso la realizzazione del piano di Johnny. Primo, ritengo probabile che Destino abbia preso delle precauzioni per evitare che i missili vengano distrutti da una Fiamma Nova… e che abbia mandato i suoi Doombot per testare sul campo questa tecnologia. Questa volta io ho testato sul campo la controffensiva. Secondo, come stanno rivelando le mie analisi, il terreno era cosparso di Elementi del Destino. Stimo il loro numero nell’ordine della trentina, e sono stati tutti annichiliti dal calore. Supponevo che si trattasse di una trappola, ed all’ultimo secondo ho aggiunto una variabile all’impulso elettromagnetico per assicurarmi che anche la programmazione degli Elementi, che come ricorderai avevo decifrato, fosse intaccata. Come immaginavo, Destino aveva legato la programmazione degli Elementi a quella dei Doombot per farli agire in squadra, ma non gliene ho dato l’occasione. E non potevano insinuarsi sotto il campo di forza di Susan, che si estendeva anche sotto i nostri piedi. Terzo, Destino assorbiva calore dall’atmosfera per le sue macchine e con la Fiamma Nova ho sicuramente sovraccaricato i suoi sistemi. Quarto… voleva che gli mandassimo un messaggio, e l’abbiamo fatto. Ed il messaggio è “Anche noi sappiamo fare sul serio”.

-Visto lattina, che ti avevo detto ? E’ molto peggio quando si spiega…

-In futuro avvertimi di piani del genere, Reed – risponde a denti stretti Iron Man – i Vendicatori sanno fare di più che stare a guardare i piani degli altri.

-Desolato, Iron Man, ma ho pensato tutto questo sul momento. Non ho addestrato la mia squadra perché siano necessarie le parole per una perfetta intesa durante un’azione offensiva. Ora…penso sia il caso di sfruttare il piccolo vantaggio che abbiamo accumulato, e dirigerci direttamente verso il sito di lancio. Abbiamo solamente un altro giorno prima che i missili siano pronti, e se conosco Victor… adesso anche lui inizierà a fare sul serio.

 

 

CONTINUA…

 

Nel prossimo numero:

Lo scenario di guerra è già definito e Destino ha avuto tutto il tempo di predisporre le sue difese al massimo. Il mondo è a un passo dalla Terza Guerra Mondiale e Destino sembra non avere la benché minima intenzione di abbassare il tiro…e nemmeno i Fantastici Quattro !